Per colloquio psicodinamico si intende un colloquio nel corso del quale il terapeuta cerca di comprendere quali siano le dinamiche interne del soggetto cioè di rilevare quali conflitti, essenzialmente inconsci, siano alla base del disagio che la persona sta lamentando.
Il clinico psicodinamico considera i SINTOMI e conseguentemente i disturbi di un soggetto come il risultato di una lotta interiore tra forze, energie, spinte contrapposte.
Come ad esempio desideri e paure, sensi di colpa, bisogni e doveri, altruismo e narcisismo.
Attraverso un colloquio in cui al paziente viene chiesto di dire liberamente quello che gli viene in mente, il clinico cerca di individuare i punti di incrinatura, le contraddizioni che consentiranno di orientarsi per ricercare la radice di un problema di cui il sintomo generalmente rappresenta la punta dell’iceberg.
Il primo obiettivo di un colloquio psicodinamico è quello di stabilire un rapporto e una comprensione condivisa, che consenta al terapeuta una sintonizzazione con il mondo interno del paziente.
Il primo compito del terapeuta è quindi quello di far sentire il paziente ascoltato, accettato e considerato come una persona unica con problemi specificatamente suoi.
Il terapeuta dinamico è consapevole che diagnosi e terapia non sono processi distinti e che il modo in cui la diagnosi viene raccolta può essere terapeutico. Nell’approccio dinamico il paziente non subisce passivamente la diagnosi formulata dal terapeuta ma è coinvolto attivamente nel processo esplorativo.
Il terapeuta dinamico è inoltre molto attento a monitorare le sue sensazioni (transfert) per orientare al meglio la diagnosi ed individuare il trattamento più adeguato.
Per esaurire la valutazione il clinico dovrebbe arrivare a una diagnosi descrittiva (basata sui criteri del DSM V) e a una diagnosi psicodinamica (basata sulla comprensione del paziente e del suo problema).