Il termine nevrosi indica un insieme di disturbi psicopatologici, in genere scaturiti da un conflitto inconscio di tipo ansiogeno.
Ogni nevrosi, secondo un’ottica psicoanalitica, ha alla base un conflitto irrisolto tra le pulsioni intrinseche dell’individuo e l’ambiente e il tempo in cui vive. (S. Freud, Il disagio della civiltà)
L’esperienza della sofferenza psicologica non è di per sé un problema, ma lo diventa quando questa sofferenza:
- Si origina precocemente;
- Dura oltremodo nel tempo;
- Incide profondamente sul comportamento della persona;
- Compromette le sue capacità di lavoro;
- Rende molto difficoltose le relazioni affettive-sessuali;
- Compromette alcune importanti funzioni fisiologiche e psicologiche.
Quando assume queste caratteristiche, la sofferenza diventa un problema psicologico, ossia segnala la presenza di una nevrosi:
“La nevrosi non è nient’altro che un tentativo di soluzione individuale (non riuscito) d’un problema generale” (C.G. Jung).
Le nevrosi possono portare, a seconda delle differenze strutturali e funzionali di ogni singolo paziente, del particolare vissuto personale e del modo in cui si articola la sua biografia, a diverse manifestazioni psicopatologiche, quali fobie, ossessioni, isteria d’angoscia ed altre.
La nevrosi si contraddistingue da altre forme di psicopatologia, come le psicosi, in quanto il paziente non perde il contatto con la realtà ad esempio attraverso deliri e allucinazioni.
Si tratta di persone che generalmente hanno un buon funzionamento sociale e professionale, ma che avvertono un blocco rispetto alla propria capacità di realizzare appieno le loro potenzialità.
O che, in qualche area esistenziale (ad esempio le relazioni con l’altro sesso o con il proprio; le relazioni professionali; i rapporti con l’autorità ecc.) sentono emergere dei conflitti a cui non riescono a trovare adeguata soluzione.
Si può trattare di problematiche prevalentemente affettive e/o sessuali. Possono essere presenti tratti o sintomi ossessivi. (obbligatorietà nel compiere certe azioni; ruminazione disturbante; paura eccessiva delle proprie azioni ecc).
Può essere prevalente la tendenza a spostare sul corpo il disagio con conseguente emergere di patologie organiche o della costante paura che questo si verifichi.
L’umore può essere depressivo anche in assenza di motivazioni realistiche.
Può essere dominante la sensazione di affaticamento anche nello svolgimento delle semplici incombenze quotidiane.