L’obesita’ è una patologia cronica caratterizzata da un significativo aumento di peso con ripercussioni gravi e invalidanti sulla qualità della vita. La diffusione sociale dell’obesita’, soprattutto nelle società a capitalismo avanzato, è così ampia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine di globesità (globesity), proprio per sottolineare l’estensione e la drammaticità del fenomeno che racchiude un enorme livello di sofferenza.
Le cause dell’obesita’ sono multifattoriali: genetiche, ambientali, abitudini alimentari scorrette, alterazioni cardiopatiche e osteoarticolari, alterazioni dell’umore e della personalità. L’attenzione dei ricercatori si è concentrata a lungo sugli aspetti organici e genetici dell’obesita’ trascurando il ruolo dei fattori psicologici e ambientali; la sua diagnosi, infatti, è rimasta fortemente ancorata a un puro fattore quantitativo, cioè il calcolo dell’Indice di Massa Corporea.
In Italia, secondo le ultime stime, ci sono circa 4 milioni di adulti obesi e circa 16 milioni in sovrappeso, mentre l’obesita’ infantile colpisce circa 1 bambino su 4.
Si possono riscontrare alcune caratteristiche di personalità ricorrenti sottese all’obesita’: la dicotomia tra un corpo sofferente che perde autonomia ed è esposto al giudizio e alla valutazione da parte degli altri e un’impossibilità a farsi carico soggettivamente della situazione, un corpo dimenticato dal soggetto che funziona come argine difensivo nei confronti del desiderio sessuale proprio e dell’altro.
Tipico comportamento dell’individuo obeso è la tendenza a conformarsi alle richieste degli altri e a evitare i conflitti, senza interrogarsi su ciò che realmente desidera. Il cibo sembra essere l’unica compensazione a questa modalità relazionale disfunzionale e il suo consumo può realizzarsi nella sua modalità iperfagica, dunque sistematica, oppure nella modalità dell’abbuffata. L’obeso, come l’anoressico e il bulimico, comunque risponde con il linguaggio del corpo a qualcosa che riguarda la mente e le emozioni.
Spesso ottundimento psichico, solitudine e senso di vuoto possono scatenare il bisogno di cibo al quale la persona risponde in un modo diretto, non frapponendo inibizioni e difese all’emergere dell’impulso, fino ad esserne sopraffatto.