Preferiamo descrivere le “patologie della dipendenza” come Fenomeni Tossicomanici.
Tra questi descriveremo in particolare i
Disturbi del Comportamento Alimentare
Le patologie della dipendenza hanno assunto oggi nuove espressioni, corrispondenti a nuove forme di vulnerabilità collettiva e soggettiva. Molto importante è la possibilità di analisi di tali fenomeni offerta dal modello clinico-teorico psicoanalitico che alle cosiddette “nuove dipendenze” ( o addiction) si accosta con una sensibilità volta a cogliere come gli aspetti squisitamente soggettivi si intreccino con “tossicità” collettive. La dipendenza, nelle sue varie forme, sia fisiologiche che patologiche, assume in adolescenza particolare importanza.
Un approccio psicodinamico prende particolarmente in considerazione fenomeni che possono essere descritti come TOSSSICOMANICI.
Per dipendenza intendiamo una situazione in cui un individuo si ritrova schiavo di una sostanza, di un oggetto, di un comportamento, di una relazione.
Non sono questi ultimi ad essere tossici in sé ma la valenza tossica dipende dal modo improprio di entrare in rapporto con l’oggetto.
Un modo “immaturo” e cioè basato sulla dinamica del bisogno e non su quella del desiderio può rendere “tossico” qualunque oggetto o relazione con cui ci rapportiamo nella nostra quotidianità. (il gioco, internet, facebook, il CIBO)
E’ interessante notare che se generalmente il soggetto dipendente ha un incoercibile bisogno della sostanza per riuscire a mantenere il proprio equilibrio, nel caso dell’ANORESSIA il bisogno legato all’oggetto (CIBO) è un bisogno di evitamento. Il soggetto cioè mantiene l’equilibrio solo a condizione di evitare l’oggetto “tossico”.
Il carattere tossicomanico attribuito ad un fenomeno assume infatti caratteristiche differenti a seconda che si rivolga l’attenzione alla sostanza, agli usi di questa o alla relazione con l’oggetto.
All’interno di una società come la nostra, generalmente definita come “società del bisogno” ed induttrice di bisogni; di una cultura caratterizzata dalla ricerca del soddisfacimento immediato, qualunque oggetto può essere avvertito come necessario e la sua assenza come insopportabile. Il risultato è un piacere tossico ed incoercibile; è quel….non poter fare a meno di…che determina il passaggio dal consumo all’abuso, alla dipendenza. Anche nelle relazioni.
Anche in questi casi (come descritto per le patologie psicosomatiche) si può individuare l’assenza di aree transizionali, visto che tutti questi oggetti o relazioni sembrano avere proprio le caratteristiche di quello che D.W. Winnicot ha descritto come OGGETTO TRANSIZIONALE (la coperta di Linus, il peluche, l’orsacchiotto) di un oggetto cioè che deve essere assolutamente prevedibile e sempre disponibile, per aiutare il bambino a tollerare l’assenza fisica dell’oggetto d’amore.
La funzione dell’oggetto transizionale, tra i 4 e i 10 mesi di vita, aiuta il bambino a tollerare l’assenza fisica della madre e a separarsi da lei, favorendo il processo di necessaria autonomizzazione. Il fallimento di questo processo si situa presumibilmente alla base delle patologie della dipendenza e richiede un trattamento adeguato a favorire l’nteriorizzazione dell’oggetto e la ripresa del processo evolutivo che implica capacità di separarsi e divenire autonomi.